E’ scattato il Fish dependence day giorno in cui si è tecnicamente
esaurito il pesce “Made in Italy” e si comincia a mangiare quello
importato. E’ Impresa Pesca Coldiretti a lanciare l’allarme sulla
accresciuta dipendenza dall’estero per i consumi di pesce con il grado
di autosufficienza dell’Italia che è sceso dal 32,8 per cento al 30,2
per cento negli ultimi due anni secondo il report di Ocean2012. Rispetto
allo scorso anno le disponibilità nazionali di pesce – sottolinea la
Impresa Pesca Coldiretti - si è esaurita con una settimana di anticipo a
conferma delle crescenti difficoltà che devono affrontare i pescatori
italiani che impiegano circa 13.500 imbarcazioni nella raccolta
soprattutto di alici, vongole, sardine, naselli, gamberi bianchi,
seppie, pannocchie, triglie, pesce spada e sugarelli. La classifica
delle produzioni per volume di fatturato – precisa Impresa pesca
Coldiretti invece primeggiare il nasello, davanti ad alici, seppie,
gamberi bianchi, scampi, pesce spada, gamberi rossi, vongole, pannocchie
e sogliole.
ll deficit nazionale - denuncia Impresa Pesca
Coldiretti - potrebbe ulteriormente aumentare per effetto della crisi
che ha determinato un riduzione dei prezzi di vendita ed un aumento dei
costi di produzione che per circa la meta sono rappresentati dal gasolio
mentre si fa sempre più grave la stretta creditizia delle banche. La
forbice tra prezzo all'origine e prezzo al consumo - ricorda Coldiretti
Impresa Pesca - si e sempre più allargata. Mediamente su ogni euro del
prezzo al consumo agli operatori di settore sono destinati solo 25
centesimi.
Secondo elaborazioni Impresa Pesca Coldiretti su dati Ismea, anche
per effetto della crisi, il consumo domestico di prodotti ittici è
diminuito complessivamente dell’1,5 per cento nel 2012. In calo,
soprattutto, gli acquisti di pesce fresco, scesi del 3 per cento
rispetto allo scorso anno ed in particolare di alici (-9,9 per cento),
calamari (-8 per cento) e vongole. Ad aumentare le difficoltà il fatto
che due pesci su tre consumati in Italia provengono dall’estero, ma
attualmente la legge sull’etichettatura prevede la sola indicazione
della zona di pesca che peraltro non è prevista obbligatoriamente per il
pesce servito al ristorante. Secondo Impresa Pesca Coldiretti solo
rendendo obbligatoria l’etichettatura d’origine potrà essere garantita
piena trasparenza rispetto alla situazione attuale in cui si
moltiplicano i casi di pesce straniero spacciato per italiano. Basta
pensare al pangasio del Mekong, venduto come cernia, fino al polpo del
Vietnam spacciato per nostrano. Ma – denuncia Coldiretti - ci sono anche
l’halibut atlantico spacciato per sogliola, il dentice dalla Mauritania
e le vongole turche, mentre i gamberetti sono spesso targati Cina,
Argentina, Mozambico o, ancora, lo stesso Vietnam, dove peraltro è
permesso un trattamento con antibiotici che in Europa è vietato in
quanto pericoloso per la salute.
FONTE: COLDIRETTI
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